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venerdì 16 dicembre 2016

REFERENDUM SUL JOBS ACT

Per la classe 4^ LES
 La Stampa di giovedì 15 dicembre,  articolo pag 3 di Amedeo La Mattina

DA RIPASSARE
- la disciplina del licenziamento
- l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori prima e dopo il Jobs Act

L'OPINIONE

Se doveste votare al referendum abrogativo sul jobs act cosa votereste e perchè?

13 commenti:

  1. Secondo me già solo l'idea di riproporre un nuovo referendum abrogativo non è molto efficace visti gli esiti che hanno dato gli ultimi, tendenzialmente gli italiani si sono dimostrati più conservatrici.
    Se ci fosse infatti voterei Si perché penso che il jobs act abbia portato novità buone per quanto riguarda la flessibilità del posto di lavoro ma dall altra parte è andato a mettere in discussione quelle caratteristiche come il tempo indeterminato che prima erano quasi scontate e secondo le mie priorità è più conveniente trovare un lavoro, seppur con fatica, ma che poi non si perda dopo poco tempo, piuttosto che trovarlo subito ma poi non si abbia la sicurezza di poter investire per il futuro

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  2. Buonasera, dopo aver letto l'articolo di Amedeo La Mattina mi sento di dire che in questo caso riguardo la mia decisione mi sento un po' indecisa in quanto le proposte e le novità apportate dal jobs act hanno riscontrato una buona percentuale di successo soprattutto tra i giovani, anche se non hanno appianato del tutto il problema della disoccupazione. Sono anche scettica sulla mia scelta in quanto il recente referendum del 4 dicembre che ha visto la vincita del No(che anche io ho votato )non ha visto apportare gli effettivi cambiamenti in ambito politico (il governo attuale è lo stesso di prima praticamente ).

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  3. Il recente referendum del 4 Dicembre ha scosso fortemente il paese, portando alla caduta del governo Renzi e manifestando un diffusissimo dissenso nei confronti della sua linea politica. Ora, nonostante egli non sia più presidente del consiglio, le opposizioni continuano a manifestare il proprio dissenso per il suo operato ed anche i sindacati hanno fortemente contestato le sue norme. Ciò ha portato ad una nuova proposta referendaria abrogativa, richiesta da più di tre milioni di cittadini, riguardo il jobs act introdotto dal governo Renzi, in particolare per via dell'abolizione dell'articolo 18. Sicuramente, questo provvedimento volto ad aumentare la flessibilità del lavoro, sia in entrata che in uscita, per aumentare l'occupazione a tempo indeterminato, ha portato risultati inferiori alle aspettative; tuttavia un passo indietro in tale senso potrebbe peggiorare ulteriormente una situazione occupazionale molto critica e rallentare il processo di ripresa dell'economia italiana, che procede ancora a rilento anche a causa della forte instabilità politica. Per questo motivo ritengo che un'eventuale abolizione del jobs act possa causare l'inasprimento delle problematiche legate all'occupazione oltre che reazioni negative dei mercati esteri nei confronti del nostro paese, legate ad una sempre maggiore mancanza di fiducia nella polica e nell'economia dell'Italia. Inoltre, un nuovo referendum, nel breve termine, causerebbe solamente un ulteriore incremento dell'instabilità del paese in quanto sarebbe troppo ravvicinato al precedente e si svolgerebbe in un'atmosfera politica precaria, caratterizzata da un governo transitorio. Tutto ciò provocherebbe unicamente effetti negativi, pertanto ritengo possa essere più opportuno stabilizzare prima la situazione governativa, magari ricorrendo al voto, e, in seguito, prendere in considerazione la proposta referendaria.

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  4. Buonasera, dopo aver letto l'articolo penso che al solo pensiero di promuovere un altro referendum con argomenti differenti, gli italiani non sarebbero del tutto d'accordo anzi penso che la proposta di promuovere un altro referendum si rivelerà nuovamente negativa, dal momento che la maggioranza degli italiani, nel giorno 4 dicembre si sono rivelati per lo più conservatori delle proprie leggi.
    se fossi maggiorenne e potessi recarmi a votare, voterei contro l'abolizione del jobs act pecche questa possibile abolizione potrebbe divenire causa di numerosi disoccupati.

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  5. In questi giorni si sta parlando della possibilità che ci sia un referendum abrogativo su tre quesiti proposti dalla CGIL, uno dei maggiori sindacati italiani. I tre quesiti riguardano: 1) l’abolizione dei voucher; 2) la riforma delle norme che riguardano i licenziamenti illegittimi in quanto ora vi è disuguaglianza di trattamento in particolare tra lavoratori del settore privato e del settore pubblico; 3) il tema della responsabilità solidale tra aziende appaltatrici e subappaltatrici.
    Sul terzo quesito non mi pronuncio in quanto ho poche informazioni per poter capire e di conseguenza decidere che cosa votare; sul primo sono d’accordo che i voucher sono usati impropriamente in quanto non servono solo per lavori occasionali, ma anzi stanno coprendo il “lavoro nero”. Quindi bisogna che vengano rivisti e quindi voterei per la loro abrogazione.
    Il tema del licenziamento illegittimo di un lavoratore è molto complesso; intanto, esistono tre leggi che normano l’argomento che sono: lo Statuto dei Lavoratori con l’art. 18 del 1970, la legge Fornero del 2013 e il Jobs Act del 2015. Per questo, come ho già detto si sono generate disuguaglianze tra lavoratori. Inoltre si sono aggiunte delle sentenze della Corte di Cassazione che hanno ulteriormente complicato il tema. In questa situazione ciò che è importante è fare chiarezza tra le norme e non discriminare i lavoratori. Personalmente preferirei non tornare a votare in un referendum con il problema del raggiungimento del quorum e con il pericolo di bloccare la vita politica dell’Italia per un lungo periodo. Il Parlamento dovrebbe legiferare in modo da prendere una decisione definitiva su questi temi caldi.
    Però, quale decisione prendere? Anche qui è difficile esprimersi. In primo luogo è necessario capire l’importanza che ha avuto lo Statuto dei Lavoratori (la legge 300 del 1970) che “contiene l’insieme delle norme «sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro”. Il tema è se far tornare in vigore l’articolo 18 prima del Jobs Act. Se dovessi votare ora al referendum abrogativo sul Jobs Act voterei di no perché non si può modificare una legge e, nel giro di un anno, chiedere di farla tornare a com’era prima. Però la CGIL ha già depositato 3,3 milioni di firme per l’eventuale referendum abrogativo, ciò significa che molti Italiani vedrebbero di buon occhio il ritorno all’art. 18. Il problema sta nella situazione che si crea se il licenziamento di un lavoratore è dichiarato illegittimo. Il reintegro nel Jobs Act è previsto meno che nelle leggi precedenti, mentre il datore di lavoro deve sempre risarcire il lavoratore. In questo studio ho capito che lo Statuto sta più dalla parte dei lavoratori, mentre il Jobs Act vede con un occhio più favorevole il punto di vista del datore di lavoro. Certo è che se il rapporto di fiducia è venuto meno, è assai difficile per un lavoratore e un datore di lavoro lavorare insieme. Capisco la difficoltà dei giudici a dover decidere nei casi singoli. Ribadisco l’importanza di fare bene il proprio lavoro e di essere onesti, tanto da non dover arrivare a un licenziamento disciplinare o discriminatorio.
    In conclusione, voterei sì per stare dalla parte della persona di solito più debole, ma con molti dubbi.

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  6. Nonstante il recente referendum, l'operato dell'ex premier Matteo Renzi viene tuttora contestato e oggetto di scontri politici.
    A parere mio il Jobs Act è stata una delle riforme positive del governo Renzi in questi mille giorni: questa riforma ha rappresentato per le aziende italiane una possibilità di progresso, rendendole più autonome e meno ancorate alle conseguenze del licenziamento. Sicuramente, la legge non ha favorito solo le imprese, ma ha diminuito i ricorsi all'autorita giudiziaria.
    Sicuramente la legge ha favorito i contratti a tempo indeterminato ma ha anche tolto la differenza tra i 15 e non dipendenti, spero solo che il popolo italiano voti con consapevolezza e razionalità, senza farsi influenzare da pregiudizi legati alla figura del premier uscente.

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  7. Buonasera,l'articolo di Amedeo La Mattina mette in dubbio la "permanenza" del jobs act, attuato dal recente governo.
    Credo che si possa affermare che il jobs act abbia sicuramente dato lavoro a molte persone che, partendo da una condizione di disoccupazione o cassa integrazione, sono riusciti a tornare al lavoro riuscendo a guadagnare una cifra adatta a mantenere se stessi e la propria famiglia.
    Credo quindi che la decisione debba essere ben ponderata e che, nel caso in cui il jobs act dovesse essere eliminato o riformato, mi aspetto che ci siano valide motivazioni che portino ad un'occupazione ancora maggiore.

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  8. In questi giorni si sta discutendo riguardo un punto nevralgico della nostra politica economica: la possibile abrogazione del Jobs Act, un insieme di modifiche alle leggi che è stato introdotto da Renzi. Si parla di un referendum ancora non sicuro e ciò ha creato un po' di scompiglio. Dal mio punto di vista, se fossi chiamata a votare non saprei ancora cosa scegliere. Infatti, credo che il Jobs Act sia una riforma ricca di pregi, ma altrettanto colma di difetti. Senza dubbio, nasce con l'intenzione di favorire l'occupazione in Italia, cercando di introdurre posti a tempo indeterminato. Ciò è un punto da non sottovalutare poiché al giorno d'oggi i giovani sono sempre di più alla ricerca del lavoro "perfetto" (e quindi legato alle passioni e agli studi intrapresi nel corso degli anni), ma soprattutto stabile e perciò, che riesca a garantire sicurezza e una sensazione di benessere anche nell'avvenire. Altre modifiche che il Jobs Act ha apportato e che considero positive sono legate alla maternità e allo svolgimento di mansione idonee. Per ciò che riguarda il licenziamento si hanno sia aspetti positivi sia aspetti negativi. Prima del Jobs Act vi era una differenziazione nella dimensione dell'impresa: infatti, con meno di 15 dipendenti, l'imprenditore era obbligato solo a rimborsare il lavoratore subordinato, mentre con più di 15 dipendenti si aveva sia il reintegro sia il rimborso. L'obiettivo del Jobs Act è stato quello di eliminare la differenza tra piccole e medie imprese e di evitare il ricorso al giudice, stabilendo legalmente quale dovrà essere il rimborso economico in caso di licenziamento. Per quanto riguarda questa ultima parte, sono d'accordo con il pensiero dei sindacati in merito: eliminare il ricorso al giudice non può far altro che mettere in difficoltà il lavoratore, favorendo l'imprenditore e i suoi interessi.

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  9. Buonasera, l'ultimo referendum fatto in Italia il 4 dicembre ha portato a numerosi dibattiti politici sia prima che durante e anche dopo il referendum, in seguito alla caduta del governo Renzi. Io penso che un altro referendum potrebbe di nuovo a discuterne molto, e se potessi votare voterei contro l'abolizione del jobs act perché è stata una delle cose positive che ha fatto Renzi. Ci sarebbero conseguenze negative per quanto riguarda l'occupazione, siccome il jobs act ha portato a un incremento per quanto riguarda l'occupazione e anche rafforzato alcuni diritti dei lavoratori. Per questo non vedo perché dovrebbe essere abolito.

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  10. Dopo la caduta del Governo Renzi, i leader politici che a lui si opponevano non hanno cessato le loro continue manifestazioni di protesta. La proposta di abolire l'articolo 18, giunta immediata, si è fatta spazio fra i dibattiti dei vari schieramenti. Personalmente non sono d'accordo sul fatto di abolire l'articolo 18, in quanto ritengo che sia una proposta rapporto avventata. Il Jobs act, malgrado i suoi difetti, ha dato lavoro a numerosi italiani. L'occupazione, in Italia, rimane sempre bassa e la sua crescita procede a rilento. Non bisogna correre il rischio di peggiorare la situazione.

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  11. Se dovessi votare al referendum abrogativo sul jobs act voterei no. I motivi su cui si basa la mia scelta sono i seguenti.
    In primo luogo, il jobs act ha oggettivamente influito e contribuito all'aumento occupazionale in Italia.
    Inoltre, stabilendo, caso per caso, il rimborso economico effettivo che spetta al licenziato, il jobs act ha ridotto drasticamente i ricorsi all'autorità giudiziaria e quindi diminuendone i costi.
    Infine, ha sì eliminato le differenze tra piccole e medie imprese, realtà più diffuse sul territorio italiano, ma le ha anche rese entrambe meno ancorate alle conseguenze del licenziamento, e quindi più disposte ad assumere nuovi dipendenti.

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  12. In primo luogo penso non sarebbe proficuo votare per un altro referendum in tempi brevi.
    Se dovesse accadere penso vorrei di no, perché con tutti i suoi difetti il Jobs act ha contribuito in parte all'occupazione degli italiani e soprattutto cercando di aumentare i posti di lavoro per i giovani.
    In secondo luogo, ad esempio, anche il licenziamento, materia trattata all'interno del Jobs act, penso sia stato più tutelato rendendo più difficile effettuarlo, e questo è un bene per i lavoratori

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  13. Buonasera.
    Il mio pensiero si divide in due parti distinte.
    Nella prima vorrei sottolineare che l'ex primo ministro ed il suo Jobs act hanno creato nei primi mesi del 2016 dei danni rispetto all'occupazione che hanno cancellato tutte le promesse fatte in precedenza. Ora la situazione la conosciamo, la disoccupazione giovanile è incredibilmente alta, la legge è pasticciata, basti pensare che passato un anno dalla precisione di crescita grazie ai voucher, si scopre che i 18 miliardi di costi del bonus per i neoassunti (per altro scoperti per oltre 3 miliardi), non hanno portato un deciso miglioramento dell'occupazione.
    In secondo luogo, un referendum abrogativo porterebbe solamente ad una situazione di caos, in mancanza di un governo stabile. Gli italiani, per concludere, prima di votare contro le leggi vigenti, vorrebbero andare a votare, possibilmente volti nuovi e capaci. Come e utopica la possibilità di un referendum per eliminare il Jobs Act, lo è anche questo desiderio.

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